mercoledì 28 novembre 2007

Emergenza Rom: "persone" contro "persone"



Nella lingua rom questo termine(rom o rrom, plurale roma o rroma) significa semplicemente "persona", "essere umano". A volte noi lo dimentichiamo. Altre volte siamo tentati di dimenticarlo. L'assenza d'umanità di un individuo ha reso tutta l'etnia vittima di razzismo: campi nomadi sono stati incendiati, sono partite spedizioni punitive...
E' normale prendersela con chi vediamo diverso da noi, chi non abita in una casa " di mattoni" costruita con sacrifici, chi vive alla giornata e di espedienti; ma dobbiamo ricordare chi siamo: nel mondo fino a poco tempo fa e per molti ancora adesso italiano=mafioso! Io non sono mafiosa, rifiuto questa etichetta ed è giusto non crearne altre.
Qual'è la strada da percorrere per una piena integrazione? Qual'è la soluzione per questa emergenza?
Non è possibile obbligare i nomadi ad una vita stabile, ma si può indirizzarli cedendo loro spazi e possibilità lavorative. Chi vive vicino a campi nomadi ha paura...anche io ne avrei e per questo penso che si sia creato un forte pregiudizio culturale nei confronti di queste etnie. Grazie al compito assegnatoci dal Professor Gentiloni di intervistare un immigrato ho scoperto che anche gli immigrati ucraini, polacchi e africani provano paura e disprezzo nei confronti dei nomadi.
Bisogna lavorare all'integrazione da entrambe le parti!
Rimasi colpita, tempo fa, da un servizio giornalistico che parlava delle politiche di eliminazione o di controllo dei"devianti sociali" e degli stranieri messe in atto anche dal governo elevetico nei riguardi in particolare degli zingari.
Il servizio riportava le parole di una scrittrice jenische (una comunità gitana)vittima di quella operazione chiamata "Enfants de la grand-route" una politica di sedentarizzazione forzata. Nell'arco di quasi mezzo secolo, in Svizzera oltre seicento bambini jenisches sono stati sottratti a forza alle loro famiglie dall'Opera di soccorso"Enfants de la grand-route", che aveva un unico mandato: quello di sradicare il nomadismo. Con questo proposito, i figli del popolo itinerante erano sistematicamente sottratti ai genitori e collocati presso famiglie affidatarie o negli orfanatrofi, quando non venivano addirittura incarcerati o internati in ospedali psichiatrici.
Nel 1998 Ruth Dreyfuss, consigliere federale oggi presidente della Confederazione elvetica ha dichiarato pubblicamente:"Le conclusioni degli storici non lasciano spazio al dubbio: l'Opera di soccorso Enfants de la grand-route è un tragico esempio di discriminazione e persecuzione di una minoranza che non condivide il modello di vita della maggioranza".
E' importante ricordare che siamo tutti "esseri umani" (e non credo che in questo caso ricordarlo sia retorica)!
E' importante ricordare il passato per non commentere gli stessi errori.
Per questo chiudo con le parole della Mehr e con il video storico sugli zingari nei campi di concentramento, perchè ci facciano riflettere prima di sparare sentenze contro altre "persone":

"Mi hanno portata via da mia madre poco dopo la mia nascita (...) I primi sei mesi di vita, li ho passati in un centro pediatrico per ritardati mentali. Lì ho vissuto le prime torture psichiatriche di un bambino jenische (...) Quando per la prima volta ho chiesto al mio tutore, il dottor Siegfried, chi fossero i miei genitori, mi ha detto (...) tua madre è una puttana, tuo padre un asociale. E questo, me lo sono portato dietro per dieci anni. Finché ho capito il significato di quelle parole: i miei genitori erano zingari".

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